Hydradig, un obiettivo ambizioso, senza dubbio. Che JCB ha affrontato con la stessa attitudine a esplorare strade nuove alla base di tanti suoi successi. E che oggi si traduce in un concept innovativo davvero in grado di sfidare le convenzioni.
In casa JCB non mancano certo di fantasia, immaginazione e coraggio. Sono proprio queste, infatti, le doti che hanno costruito la fortuna del costruttore britannico sin dall’introduzione sul mercato di una macchina come la terna, che a suo tempo ha rappresentato una rivoluzione per i cantieri edili, e successivamente di una soluzione altrettanto innovativa come il sollevatore telescopico. Non sorprende quindi che uno dei commenti più ricorrenti ascoltati in occasione della presentazione ufficiale presso il World Headquarter di Rocester, di quella che si annuncia come la terza rivoluzione della casa, sia stato “they did it again”. E sembra proprio che con Hydradig – questo il nome della nuova creazione made in UK – JCB “lo abbia fatto di nuovo”, grazie un concept innovativo che promette di essere molto più di una reinterpretazione in chiave moderna del tradizionale escavatore gommato.
Oltre le convenzioni
Sviluppata in assoluta segretezza lungo un arco di tempo di tre anni con il nome in codice di “Progetto 710”, la nuova JCB Hydradig ha avuto fin dagli esordi un obiettivo estremamente ambizioso: rappresentare una soluzione in grado di portare a nuovi livelli le prestazioni del tradizionale escavatore gommato nelle cinque aree oggi ritenute cruciali per qualsiasi macchina indirizzata al settore construction – in particolare in operazioni di scavo, sollevamento, carico e utilizzo di attrezzature all’interno di cantieri in aree cittadine, manutenzioni stradali e lavori urbani – vale a dire visibilità, stabilità, manovrabilità, mobilità e accessibilità per la manutenzione. Il tutto in una macchina di dimensioni compatte, versatile e con un peso operativo entro le 10 tonnellate. Punto di partenza del progetto, come spesso avviene in casa JCB, è stata una approfondita analisi delle applicazioni target condotta in collaborazione con un panel selezionato di utilizzatori, da cui è rapidamente emerso come gli obiettivi prefissati potessero essere raggiunti solo adottando un approccio innovativo rispetto ai tradizionali metodi di progettazione. Ciò ha condotto a un esito, la nuova JCB Hydradig, che a fronte di una superficiale parentela con il classico escavatore gommato – macchina d’elezione per le tipologie di lavoro alla base del progetto – se ne distacca in misura radicale pressoché sotto ogni aspetto. Vediamo perché.
Dalla visione alla realtà
I tecnici JCB hanno affrontato il primo requisito centrale nella progettazione della Hydradig, il miglioramento della stabilità e mobilità complessive della macchina, da un lato adottando un robusto telaio con trazione integrale e quattro ruote sterzanti basato sul concetto dei collaudati movimentatori telescopici JCB Loadall, dall’altro assemblando trasmissione e pompa idraulica nel telaio di base all’interno dell’interasse della macchina, anziché nella struttura superiore, e collocando il motore – un JCB Ecomax Stage IIIB/Tier 4 Interim senza DPF da 81 kW – in posizione laterale, sempre all’interno del telaio di base.
Ciò ha consentito di spostare il baricentro della Hydradig fino a 1,5 metri più in basso e diminuirne l’altezza totale da terra di 150 millimetri rispetto alle macchine di pari categoria, con un netto beneficio in termini di stabilità. A questo risultato contribuiscono inoltre una distribuzione dei pesi tra gli assali vicina al 50% e un interasse maggiorato a 2.650 mm, caratteristica che conferisce alla macchina un migliore assetto di marcia. Tali proprietà sono alla base anche della eccellente stabilità evidenziata dalla Hydradig nelle operazioni di sollevamento, che avvengono in assoluta sicurezza anche sui soli pneumatici senza utilizzare stabilizzatori o lama dozer.
La particolare collocazione dei componenti della macchina è alla base di un altro degli elementi più connotanti della nuova Hydradig, la struttura superiore dalla caratteristica geometria spiovente, cui è ascrivibile l’eccellente visibilità di cui gode l’operatore in cabina. L’assemblaggio di trasmissione e motore nella parte inferiore del telaio ha infatti consentito di ottenere una visione a 360° – senza utilizzare specchi o telecamere supplementari – in quanto la visuale non è impedita dalla presenza di cofanature e serbatoi, estesa fino a 1 metro dall’ingombro della macchina da terra a comprendere gancio di traino, stabilizzatori e lama dozer. La cabina, per la quale è stato utilizzato il design Command Plus adottato per la prima volta sulle pale gommate JCB di gamma alta, offre un’eccellente abitabilità interna e, grazie all’assenza di azionamenti idraulici, presenta un grado di rumorosità di livello automobilistico, a tutto vantaggio del comfort. Completa la strumentazione, basata su un monitor a colori da 7″ di ultima generazione gestito da controller rotativo, che consente all’operatore di impostare le modalità di lavoro, le pressioni e portate del circuito ausiliario per le attrezzature e i tempi di regime minimo automatico del motore, da 2 a 30 secondi, in modo da ottimizzare il consumo di carburante.

Un visibilmente orgoglioso Lord Bamford ha tenuto ufficialmente a battesimo la Hydradig presso il World Headquarter di Rocester, sottolineando come quest’ultima creazione abbia tutte le carte in regola per rappresentare la terza rivoluzione di casa JCB raccogliendo l’eredità della terna e del sollevatore telescopico. “Per lavorare a questo innovativo progetto”, ha in particolare dichiarato il Presidente JCB, “abbiamo selezionato con la massima cura le figure più adatte per creare il miglior team di lavoro disponibile all’interno del nostro Gruppo. Il risultato è stato una squadra costituita da esperti di diverse discipline, che nell’arco di un triennio hanno compiuto uno straordinario lavoro di analisi delle esigenze dei clienti. Abbiamo poi affidato la realizzazione del progetto a uno staff di progettisti con l’espresso mandato di sviluppare una soluzione capace di sfidare le convenzioni, che è riuscito a tradurre il concept e le idee formulate nella fase di studio in una macchina che non esito a definire rivoluzionaria. Siamo perciò profondamente convinti che anche la Hydradig, come è avvenuto a suo tempo per le nostre terne e i sollevatori Loadall, rappresenterà un netto salto di qualità sotto il profilo dell’operatività di cantiere in applicazioni che oggi rappresentano uno dei principali core business delle imprese edili”.